L’immensità dell’amore e la forza di chiamarsi famiglia: i quattro indimenticati volumi del “St. Mary Jane”

La casa non è fatta solo di cose e spesso non coincide neanche con il luogo in cui dimoriamo, in cui siamo nati e siamo cresciuti, o per lo meno non solo. La casa può essere fatta di molto altro, la casa può essere lì, la casa può essere altrove. Anche dove meno te l’aspetti, in un luogo che odi per il solo fatto che esiste, perché sei obbligato ad andarci e vorresti solo che crollasse l’intero edificio, sgretolandosi insieme al cuore che pare che ti si sbricioli in mille frammenti. Eppure in un luogo che non conosci, in un luogo in cui non decideresti mai di andare, in quel luogo che disprezzi e che ti appare come la tua condanna a morte, in quel luogo a cui non dai nessuna fiducia e nessuna stima, puoi trovare qualcosa che a casa tua non hai mai trovato. Perché le cose più belle sono note per accadere sempre quando e dove meno te l’aspetti. Perché le cose belle sanno trovarti ovunque, non importa quanti pregiudizi tu abbia o quanti strati ti ricoprano il cuore. Perché la vita sa sempre scoprirti, sorprenderti, lasciarti senza fiato e senza parole e donarti molto più di quanto avevi mai creduto possibile: una casa, un luogo per l’anima, una famiglia. Perché la casa e la famiglia non sono due concetti affatto semplici da definire, non sono univoci, non sono necessariamente e sempre e solo le persone che hanno il tuo sangue. La famiglia è un concetto molto più lato, la casa è una consistenza molto più ampia. La casa, la famiglia, le case, le famiglie possono essere tante, plurali, due, tre, mille, tutti i luoghi in cui ci sentiamo al sicuro, in cui siamo protetti dalle intemperie del mondo, in cui possiamo ritornare e sapere di poterci sempre contare. La casa è un luogo, la famiglia è un posto. La casa e la famiglia sono due luoghi e due posti bellissimi, ma non sono fatti solo di pareti accoglienti, di letti comodi, di cieli immensi e di posti familiari in cui passeggiare, ma soprattutto sono fatti di persone, di quelle persone che restano vicino a te con il mutare del vento, dell’amore di cui ti riempiono quando tutto ti sembra perduto, del loro calore, dei loro abbracci, delle loro chiacchiere e di tutto ciò che può farti sentire bene, ridendo, piangendo, riparo al dolore, supporto alle risate, spinta e complicità per sciocchezze divertenti e per giochi piccanti e certezza nella tempesta della vita che spesso si abbatte senza pietà e sempre su chi meno se lo merita. Quando il mondo pare spazzare via il resto e sradicarti dalle tue certezze, puoi trovare qualcosa, qualcuno, tante cose e tante persone che entrano a far parte della tua famiglia, che costituiscono una nuova famiglia esclusiva e bellissima o che allargano quella già di partenza, per essere tutti insieme indistruttibili, pronti a soccorrere gli altri, ad asciugare le lacrime, a strappare un sorriso e a far capire che niente può essere perduto quando c’è l’amore. E forse i concetti importanti non hanno un motivo, non hanno una spiegazione, non hanno un modo unico per essere descritti. Perché le cose che contano sono troppo grandi, troppo immense, troppo totali da poter essere chiamate in un solo modo e da poter essere racchiuse in definizioni troppo umane e troppo banali. Forse la casa, la famiglia, l’amore non sappiamo bene cosa sono e non sapremo mai definirli del tutto. Forse davvero tutti noi scriviamo di qualcosa che non abbiamo capito fino in fondo, di qualcosa che è contenuto in ogni parola, in ogni riga, in ogni pagina, in ogni gesto, di qualcosa che, seppure magari non possiamo comprendere, riusciamo a esprimerlo. O riescono a esprimerlo meglio i nostri personaggi, i loro sguardi, i loro gesti, le loro vite. Qualcosa per cui forse non bastano le parole e riescono poi a bastare le immagini che creiamo. Qualcosa che è in ogni cosa che facciamo, qualcosa che è tante cose che ogni definizione poi è valida e forse ognuna punta all’infinito, all’immensità, all’eterno. Ed è ancora l’amore, in ogni angolo, dentro a ogni parola, negli abbracci di una casa e nella bellezza e nella forza di chiamarsi famiglia. Dentro ai concetti, dentro alle azioni, dentro alle parole che tentano di definirlo, dentro a tutto ciò che sappiamo e a ciò che non potremo mai sapere. L’amore è qualcosa difficile da esprimere, da contenere, da definire. L’amore non può avere limiti, l’amore non può avere confini, l’amore non possiede le limitazioni che ha qualsiasi altra cosa. Per l’amore niente è impossibile, per amore niente è impossibile. Per amore diventa possibile anche raccontare, raccontarci, raccontarsi, riconoscerci nelle storie altrui, avvertirle scorrere sottopelle, diventare un tutt’uno con la parte più profonda di noi. L’amore è incomprensibile, incontenibile, inesprimibile, eppure è la cosa più bella e incredibile di cui parlare e scrivere. È talmente grande, enorme, totale, completo, sublime da metterci in comunicazione con le dimensioni più alte e con quelle più profonde. L’amore ci fa scendere da noi stessi, ci obbliga a rivalutare luoghi ostili per trasformarli in case accoglienti, ci mette a confronto con persone che non conosciamo che diventano parte integrante della nostra anima, a comporre il mosaico di ciò che siamo e di ciò che abbiamo, l’amore sorprende. L’amore sconvolge, l’amore stravolge. L’amore si riconosce. L’amore ti trova, sempre. L’amore non si può insegnare, l’amore si può imparare, ma non forzare, non impiantare, non costruire come calcoli matematici o studiare come materie scolastiche, se l’amore si può imparare, è perché esiste, sboccia nei cuori, muta gli sguardi, sposta gli equilibri di vite che credevano di essere perse e ci spinge a lasciarci andare, ad aprire il cuore, ad abbassare le difese. Perché amare è difficile, saper amare e lasciarsi amare. Lasciarsi andare, lasciarsi cadere, lasciarsi accompagnare, lasciarsi confrontare con le proprie paure, con il terrore di cadere nel vuoto e scoprire che, spesso, cadere nel vuoto è la cosa migliore, che guardare gli abissi è il solo modo di riguardare la luce e uscire per rimirare le stelle. L’amore è ineluttabile, incancellabile, inalienabile. L’amore è tutto ciò che diciamo, l’amore è tutto ciò che tacciamo, l’amore è tutto ciò che scriviamo, l’amore è tutto ciò che non abbiamo ancora scritto, l’amore è ciò che riusciamo a esprimere e l’amore è tutto ciò che non siamo capaci di dire, l’amore è tutto ciò che capiamo e tutto ciò che non comprendiamo, l’amore di cui forse non sapremo mai tutto, ma proviamo ad avvicinarci a una parte almeno, a una piccola sua essenza o a un minuscolo o a un grandissimo angolo del suo modo di essere e di vivere. L’amore lo troviamo, lo aspettiamo, lo cerchiamo, lo scegliamo, o forse no, è lui che ci sceglie, ci trova, ci cerca, ci scopre e, davanti a lui, non abbiamo difese. E scopriamo di non volerle più avere le difese. Forse è vero, come ha detto qualcuno, che l’amore è volare sopra agli abissi, volare e danzare sopra al burrone ed essere felici di farlo. E qualsiasi tentativo è valido, qualsiasi definizione è giusta, qualsiasi storia si avvicina un po’ più a un’essenza a cui forse non potremo giungere mai del tutto, là, al cuore del suo enorme e spropositato modo di essere, al cuore di ciò che è e di ciò che ha. Forse ogni storia ci avvicina un po’ più al fulcro e al nucleo della sua essenza, forse non potremo mai toccarlo, afferrarlo, sentirlo, assaporarlo, o forse, forse, forse, sì. Saremo in grado di avvertirlo, quando saremo in grado di provarlo. Forse il modo più efficace di scriverlo e raccontarlo è provarlo sulla propria pelle, sentirlo un tutt’uno con la propria anima, o calarsi tanto profondamente nelle storie degli altri, per sapere di più di loro e di noi stessi. Forse tutte le storie si avvicinano di un passo in più verso quel punto focale, quello in cui l’amore trema, vibra, vive e respira con intensità umanamente immense, che ci danno l’idea che anche noi esseri umani possiamo avere la potenza inaudita delle stelle e dello spazio, e forse tutte le storie sono importanti, bellissime, straordinarie per questo, ma alcune, alcune in particolare lo fanno di più, lo fanno meglio, lo fanno più profondamente, lo fanno in un modo talmente perfetto, che tu non vorresti più andartene, che una parte di te resta ancorata a quelle pagine come al luogo più bello, come a una parte di casa e come parte di una famiglia che scopri di poter trovare nei personaggi di un libro, o di più libri, o di una serie, per una pagina o per altre mille, non importa per quanto tu possa aver conosciuto l’amore attraverso le loro essenze, alla fine scoprirai di voler restare e di poter restare. La maggioranza delle cose della nostra vita ha una fine, inizia da qualche parte e da qualche parte si conclude, eppure la nostra bellezza risiede proprio nella nostra finitezza, davvero in quel segmento, come ha detto Ermal Meta, che va dal punto A al punto B e possiamo godere di tutto ciò che c’è in mezzo e farlo proprio perché forse hanno un punto in cui terminano: un contenitore finito di infinito. Perché la maggioranza delle cose finisce, ma le cose più belle restano. E hanno la forza, l’immensità, latotalità di restare. Di restarci appiccicate alla pelle, di scorrerci nelle vene con il sangue, di custodire un angolo del nostro cuore dove poter continuare a vivere. Forse sono una folle totale, ma io sono convinta che esista un mondo parallelo, una dimensione altra, al di fuori dell’ordinario, che forse esiste da qualche parte nel cosmo, o forse soltanto nelle nostre anime, in cui i personaggi dei libri esistono, vivono e agiscono davvero come li hai amati, i tuoi,quelli degli altri, delle migliaia di libri che sono stati scritti, magari si conoscono pure tra loro, o magari non si incontreranno mai e resterà ognuno nel proprio angolo di città e di universo, questo non lo so, so solo che tante volte visitano il nostro mondo e lo fanno attraverso la penna e le dita di qualcuno abbastanza folle da cogliere il loro richiamo e da lasciarsi attraversare dalle loro storie, per giungere ad altri cuori, che di sicuro non potranno conoscerli meglio di chi li ha ascoltati e creati, ma potrà contemplarli, potrà sentirli,potrà avvertirli e potrà sapere di non volerli più lasciar andare, per proteggerli nel luogo più sicuro che abbiamo, nella fortezza e nella pienezza del nostro cuore. E,quando succede, poi, quando queste cose finiscono e poi restano e quando ti tieni i personaggi e vorresti abbracciarli, e poi arrabbiarti, e a volte urlare contro di loro o prenderli a schiaffi, allora, be’, in quel punto, là, ti rendi conto che sei pienamente piena e completamente vuota. C’è la pienezza di sapere che era giusto che andasse in un certo modo e che non può andare come vuoi, se poi non c’è l’ultima parola, ma sai che ti sentirai sola e terribilmente vuota, perché le loro storie non proseguono e perché non aspetterai con attesa il momento della giornata in cui tornare a leggerli. Però, sai che è bello così, è giusto così, è meraviglioso così. E che, in ogni caso, li ritroverai, li ritroverai ogni volta che vorrai rileggerli, ma li ritroverai anche nel luogo in cui si sono piazzati e non se ne andranno più, li tieni vicino al cuore, li tieni dentro all’anima, li tieni nello scrigno dei tuoi pensieri e nell’immensità del tuo amore per loro. Mi è successo, mi è successo tante volte, ma mai così tanto, mai in un modo così profondo, così totale, così completo. Perché è sempre difficile rispondere a quali sono le tue cose preferite, sì, è difficile, finché non le trovi. E allora ho risposto, a un certo punto della mia vita,a qual è il mio libro preferito, a quali sono i miei autori preferiti, a qual è il mio cantante preferito, adesso, e non riuscivo prima a fare classifiche o a scegliere una al di sopra delle altre, a qual è la mia coppia letteraria preferita, adesso lo so, non ho dubbi, non ho esitazioni. Hanno due nomi, due cognomi, due essenze, due corpi e due anime, o forse hanno una sola essenza, una sola anima, un solo corpo, un tutt’uno totale, completo, inseparabile, indissolubile. Archie Evans ed Elliot Anderson, o anche Scheggia e Benedict, sono la mia coppia letteraria preferita. Non ho una definizione migliore, non ho parole sufficenti e ho l’impressione che non mi siano bastate le lacrime e non mi possa bastare l’infinito. Provo a bastare, prova a bastare il cuore dove sono e dove resteranno, dal primo momento in cui li ho incontrati a novembre, fino a qui, al mese in cui li ho ritrovati, senza averli mai persi, e ho letto la conclusione della loro storia, perché la loro storia poi finisce nel quarto volume, ma in realtà continua sempre da qualche parte, in un’altra dimensione dove loro stanno vivendo e saranno felici e nel cuore di tutti coloro che li hanno amati e potranno sempre e comunque ritornare, ritornare a insegnarci che l’amore può qualsiasi cosa, che l’amore sopporta ogni cosa, che l’amore spera ogni cosa, che l’amore non verrà mai meno. Citazioni direttamente dalle Lettere di San Paolo, citazioni dalle pagine che ci hanno colmato il cuore, essenze che raccontano un po’ cos’è l’amore o forse ci danno solo l’idea che, se esiste una sola parola per definirli insieme, è indissolubili e per chiamare il loro amore, capace di sorpassare i limiti, di svalicare i confini, di attraversare i muri, di superare le paure, di curare le anime spezzate, di ricostituire i cuori frantumati, di resistere indenne alla lontananza, alla paura, al dolore, alla vita,alla separazione e a tutto ciò che può passare nel cuore e nel sangue e non essere mai in grado di sostituirsi a quel sentimento, c’è solo l’immensità davanti a cui inchinarsi, l’infinito in cui contenersi ed espandersi e il modo di guardarsi allo specchio e di vedere l’altro. Archie ed Elliot, Elliot e Archie, protagonisti indiscussi della serie intitolata “St. Mary Jane”, come l’istituto, il luogo bellissimo che li ha fatti incontrare, innamorare, perdersi e ritrovarsi un’infinità di volte, una quantità di volte che è impossibile da contare e da contenere, perché è vero che sono sempre stati così, come dice l’autrice, “l’emblema dell’esagerazione, l’apocalisse della tragedia, il teatro plasmato sul palcoscenico della vita”, perché “si amavano riservandosi l’infinito e litigavano scagliandosi bombe atomiche”. Archie ed Elliot, Elliot e Archie, due anime perdute, due ragazzi arrivati al St. Mary Jane con le loro storie, come tutti gli altri, per scoprire che non è un luogo in cui spicca la severità delle regole e in cui punire le persone, come forse pensano le famiglie della maggioranza, ma è il luogo dove si può imparare ad amare e a lasciarsi amare. Il Mary Jane è casa per molti di loro, è la più autentica e bellissima delle famiglie, è lo spazio in cui tutto è iniziato ed è giusto che sia il posto in cui tutto può trovare la più incredibile delle conclusioni. Il Mary Jane è la loro vita, è il luogo che li ha visti sbocciare, li ha contemplati nascere per una seconda volta e ha detto loro che non esiste niente di impossibile, che non esiste niente di improbabile, che non esiste niente di sbagliato, che non esiste niente che non si può affrontare e non esiste ostacolo sufficiente o muro invalicabile se ami. Il Mary Jane è casa, è famiglia, è amore e, in ogni luogo, in ogni radura,in ogni parete, in ogni mattone, contiene quell’amore, nutre quell’amore, alimenta quell’amore e si nutre e si alimenta e si regge e si sostiene con l’immensità del loro amore, di Archie, di Elliot, dei loro amici, della loro famiglia. Il Mary Jane ha protetto le loro lacrime, ha ascoltato i loro sussurri, ha custodito le loro parole, ha sentito anche ciò che si sono detti lontani dalle sue mura. Il Mary Jane è il luogo che li ha visti crescere, li ha avvertiti tremare, inciampare, cadere, rialzarsi, e, soprattutto, è il posto incantevole che, in quella fredda sera di novembre del 2020, li ha fatti incontrare e ha mutato per sempre la definizione di amore, perché sono esistiti davvero solo quando le loro strade si sono incrociate e hanno scoperto di essere nati per amarsi. Era scritto nel destino ed era scolpito nelle loro stelle: Archie, Elliot, il loro amore e il privilegio di averli incontrati, di averli conosciuti,di averli amati e di tenerli vicino al cuore. E non finirò mai di ringraziare l’autrice, Fabi Yoshida, per tutto ciò che mi ha donato, per averli saputi ascoltare, per averli saputi creare,per averli saputi condurre fino a noi,fino a me, non so davvero poi molto cosa dire, se non promettere solennemente che rimarranno nel mio cuore, che sono qui sulla mia scrittura, sulle mie dita e che farò di tutto per custodire e per proteggere la loro storia, sempre che ne possa essere all’altezza. E non finirò mai di ringraziarti e di ringraziare loro, ognuno di loro, per il viaggio incredibile sulle montagne russe, tra le lacrime che continuerò a piangere e tra le risate che continuerò a ridere, per il viaggio incredibile dal primo volume, “The winter confession”, senza il quale niente esisterebbe, a “The Spring Redemption”, per arrivare a “The summer experience” e per concludere, abbracciare e sapere che tutto può succedere, ma niente può dividerli, non davvero e non fino in fondo, con “Zephyrus Against Raising Autumn”. Quattro volumi, quattro libri straordinari, quattro stagioni, quattro modi di vivere, quattro modi di essere, quattro fasi, quattro momenti diversi, quattro scene di una sola storia e di una sola essenza, dove l’amore è il protagonista e dove, all’improvviso, il mondo sbiadisce e perde di senso se non sono insieme, per poterli ritrovare ancora alla panchina delle loro iniziali, alle 17, no, non alle 17, ma alle 17 e qualche minuto perché Elliot è sempre in ritardo, e sapere che nell’universo esistono molte cose belle e che è incredibile contemplare spettacoli come i fuochi d’artificio, non quelli del cielo di capodanno o delle occasioni speciali, non sarebbero altrettanto belli, ma i fuochi d’artificio che sono capaci di fare e di essere insieme: totali, completi, senza mezze misure, passionali fino al midollo, l’uno dell’altro fino all’essenza più profonda e all’angolo più recondito dell’anima, capaci di fondersi e di conoscere ogni minima sporgenza dei loro corpi, due vite e una sola vita, due anime e una sola anima,due corpi e un solo corpo, non annullandosi a vicenda, ma essendo loro stessi pienamente solo insieme, perché si possono sentire invincibili e amarsi più di ieri e meno di domani. Archie ed Elliot, Elliot e Archie sono questo, tutto questo e di più, esplosivi, scintillanti, brillanti, diversi, opposti, eppure complementari, di una bellezza sconvolgente e di una perfezione totale pur nella loro imperfezione. Archie ed Elliot sono imperfetti, profondamente e umanamente imperfetti. Archie ed Elliot hanno sbagliato. Archie ed Elliot hanno pensato di allontanarsi. Archie ed Elliot hanno avuto paura. Archie ed Elliot hanno tremato. Archie ed Elliot sono stati sbatacchiati dalla tempesta che è la vita. Archie ed Elliot, però, l’hanno sempre saputo, che non poteva esserci paura e che non poteva esserci ostacolo sufficiente per fermarli, che, ovunque sarebbero andati, si sarebbero sempre ritrovati,perché Archie ed Elliot sono cresciuti, sono inciampati, sono anche caduti, ma hanno saputo sempre trovare il modo di rialzarsi e non hanno mai smesso di amarsi. Archie ed Elliot sono umani, sono imperfetti, ma Archie ed Elliot sono perfetti nella loro imperfezione e sono perfetti l’uno per l’altro,perché Archie ed Elliot possono provare a respirare lontani, ma ciò che avranno non sono che maschere e illlusioni, le illusioni dei respiri e della vita, non i veri respiri fatti a pieni polmoni e non la vita intensamente vissuta, queste cose sono possibili solo se sono insieme e sono capaci di far brillare il mondo con la loro luce. Archie ed Elliot, Elliot e Archie, tutte le lacrime che mi hanno fatto versare, tutte le risate che mi hanno fatto fare, tutto il mondo che hanno spostato insieme e si sono fatti spazio nel cuore di tutti coloro che li hanno incontrati e si sono innamorati del loro amore. È impossibile resistere, è impossibile non sentire, non sperare, non soffrire,non urlare,non disperarsi e non piangere di commozione insieme a loro, per loro, grazie a loro, all’unisono con loro, perché la loro storia colma di speranza, riempie di tenerezza, fa scorrere i brividi della bellezza e fa conoscere un’altra dimensione di qualsiasi cosa: la dimensione dell’amore, quello vero,quello totale, quello senza misure e quello senza limiti, quello che protegge e fa prendere cura, quello che si nutre di ogni gesto e di ogni parola, quello che si alimenta con la dedizione, la devozione e il desiderio, perché sono calamite che non possono stare lontano, perché sono scintille e fanno scintille nella stessa stanza anche prima di baciarsi per la prima volta, perché sono destinati a incontrarsi, perché sono destinati ad amarsi, perché sono destinati a ritrovarsi. È una storia incredibile d’amore in tutte le forme e in tutte le essenze, un amore totale che accarezza gli spigoli, che ammorbidisce gli angoli, che smussa i dubbi, che leviga le sporgenze, che conosce il dolore, ma può affrontarlo, può attraversarlo, può sapere di crescere a ogni paura superata, a ogni confessione donata, a ogni tassello appoggiato sulla strada della vita, fino a essere uguali a loro stessi e quello che erano destinati a essere dalla sera in cui Archie entra al St. Mary Jane, apre la porta e ha un incontro- scontro con lui, Elliot, il ragazzo più bello che abbia mai visto, l’amore della sua vita, non lo sa, neppure l’altro lo sa, eppure entrambi lo sentono, entrambi lo avvertono, entrambi tremano con l’aria che vibra in modo diverso e da quel momento niente è più lo stesso e tutto è come doveva essere: Archie ed Elliot, Elliot e Archie, contro il mondo e in accordo con l’universo, insieme, per sempre.

© Arianna Frappini,

Intellettuale orientalista con particolare interesse per la cultura araba

Riproduzione riservata

Fonti:

Citazione libera da “The Scottish boy” di Alex De Campi

Storia di Roy di Ermal Meta

“St. Mary Jane The winter confession”, Fabi Yoshida, novembre 2023, ISBN: 9798866748969

“St. Mary Jane The spring redemption”, Fabi Yoshida, novembre 2023, ISBN: 9798866774876

“St. Mary Jane The summer experience”, Fabi Yoshida, gennaio 2024

“Zephyrus Against Raising Autumn (St. Mary Jane)”, Fabi Yoshida, gennaio 2024, ISBN: 9798874462178

Foto screen dagli ebook

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